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Il mio primo peccato

È un po' imbarazzante raccontare il mio primo peccato, ma non posso esimermi dal farlo. Lo devo a tutti coloro che si fermano sulla soglia “dell’andare oltre”, per paura o false convinzioni, ma nella vita bisogna provare di tutto.

La parola “mai” non dovrebbe esistere nel vocabolario Slow Food.


Tutto iniziò due anni fa. Ricevetti una telefonata da Nino e Adriana che mi chiesero di accompagnarli ad un incontro regionale Slow Food. Accettai con qualche ritrosia dovuta al caldo, alla distanza, si svolgeva a Caltanissetta, ma per il bene e il rispetto che ho sempre avuto nei loro confronti andai.

Una mattinata interessante ma senza grandi emozioni. Nella mia mente c’era l’idea che saremmo giunti fino al tardo pomeriggio con questa lenta monotonia/agonia del sentire parlare di cose importanti ma per me, novizio di questo mondo, un po’ fuori dalle mie aspettative. Ma ad un tratto viene invocata a gran voce la pausa caffè.

Colgo l’occasione per uscire da quel salone e fare un giro, insieme agli altri soci, negli stand preparati nel cortile della sala congressi.


Senza grande brio, giro, osservo, assaggio ma ad un tratto vedo da lontano ciò che ha cambiato la giornata, ciò che mi ha reso felice di far parte del mondo Slow Food. Era lei, in fondo a questo cortile. Un po' scura … grassa nei punti giusti … un profumo che si sentiva da lontano e che inebriavi il mio senso olfattivo. Mi avvicinai con modi delicati ma incuriosito.

Chi stava intorno a lei si rese subito conto del mio interesse. Capirono dai miei occhi lucidi e quasi commossi che nulla mia avrebbe potuto fermare. Ed un ragazzo, con modi gentili, si rivolse a me, capendo che non sarei riuscito a fare la prima mossa e mi disse: “chi fa ci sta provando? Chi fa a voli assaggiari?”.


Si cari amici ciò che desideravo si stava realizzando; con un salto “quasi” felino, allungai la mano, passando tra mille mani, e riuscii a degustare per la prima volta … la Salsiccia di Palazzolo.

Non riuscii a trattenere la mia gioia e ne chiesi un altro pezzo fino a quando, Adriana, un po' imbarazzata dal mio atteggiamento poco decoroso e molto peccaminoso, non mi assicurò che sarei tornato a casa con un pezzo intero. Credo che avesse timore che potessi rimanere li per il resto dell’incontro. Fu tanta l’emozione per quel peccato di gola santo e benedetto.


Li capii che ero nel posto giusto, li capii che Slow Food sarebbe stato il mio mondo, un mondo ricco di bontà, gusto e bellezza, un mondo dove non sarebbe più mancata la salsiccia nella mia vita (questa ultima frase da leggere come buon gustai mi raccomando!!!!). Questo fu il primo di una lunga serie di “peccati” di gola, dove per peccati non intendiamo dare una valenza religiosa, ma il desiderio di gustare ciò che la vita ci offre. Forza amici ne vale sempre la pena provare questi peccati, anche perché, lo stesso Gesù, alle nozze di Cana, trasformò l’acqua in vino … capite … acqua in vino … se non fosse stato un buon gustaio (oggi diremmo socio Slow Food) avrebbe trasformato l’acqua in gazzosa o limonata … perciò non confondiamo il gusto del piacere (che spesso porta al peccato, ovvero al non rispetto di se stesso, degli altri e di Dio) con il piacere del gusto (vero obbiettivo Slow Food).


Per chi fosse curioso ecco una breve sintesi di cosa è:

La Salsiccia di Palazzolo: Un Tesoro della Tradizione Siciliana


La Sicilia è una terra ricca di tradizioni culinarie che rispecchiano la sua storia e la sua cultura. Tra i suoi innumerevoli tesori gastronomici, uno spicca per la sua unicità e il suo sapore inconfondibile: la Salsiccia di Palazzolo. Questo prodotto tipico, che vanta una lunga storia e una produzione artigianale, è un esempio perfetto di come la passione e la dedizione possano trasformare semplici ingredienti in un’autentica delizia.

La salsiccia di Palazzolo è realizzata con carne di maiale selezionata, proveniente da allevamenti locali che rispettano rigorosi standard di qualità. La carne viene tagliata a punta di coltello, un metodo che richiede grande abilità e che consente di mantenere una texture perfetta. L’impasto viene poi condito con sale, pepe nero e semi di finocchio selvatico, un ingrediente che conferisce alla salsiccia il suo caratteristico aroma e sapore.

Uno degli aspetti distintivi di questa salsiccia è l’uso di budello naturale, che viene accuratamente lavato e preparato prima di essere riempito con l’impasto. La salsiccia viene quindi lasciata a riposare per qualche giorno, durante i quali i sapori si amalgamano e il prodotto acquista la sua consistenza ideale.


Un Prodotto Slow Food

La salsiccia di Palazzolo è stata riconosciuta Presidio Slow Food, un riconoscimento che premia i prodotti alimentari che rispettano criteri di qualità, sostenibilità e tradizione. Questo riconoscimento è un attestato dell’impegno dei produttori locali nel preservare un patrimonio culinario unico e nel promuovere un modello di produzione che rispetta l’ambiente e le persone.


Conclusione

La Salsiccia di Palazzolo è molto più di un semplice prodotto alimentare; è un simbolo di una cultura che valorizza la qualità, la tradizione e la sostenibilità. In un mondo sempre più globalizzato, dove spesso si perde il legame con le proprie radici, prodotti come la salsiccia di Palazzolo rappresentano un baluardo di autenticità e di rispetto per le tradizioni locali.

Per chi ha la fortuna di visitare la Sicilia, una tappa a Palazzolo Acreide per assaporare questa salsiccia è un’esperienza imperdibile. Per chi, invece, desidera portare un pezzo di Sicilia nella propria cucina, la salsiccia di Palazzolo è disponibile in molti negozi specializzati e online, pronta a deliziare i palati più esigenti.

In conclusione, la Salsiccia di Palazzolo non è solo un prodotto da gustare, ma un’esperienza culturale da vivere, un esempio perfetto di come il cibo possa raccontare la storia e l’anima di un territorio.




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Slow Food è un movimento culturale internazionale che opera sotto forma di associazione senza scopo di lucro, nato a Bra (Cn) nel 1986. Oggi sia l’associazione nazionale (Slow Food Italia) che quelle territoriali (Slow Food Sicilia e Slow Food Messina) operano in forma di APS “Associazione di Promozione Sociale”, avvalendosi prevalentemente del volontariato dei propri associati.

    ©MESSINASLOWFOOD2024

    FOTO ©GIOVANNI FEDERICO

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